Modena può contare su una solida tradizione legata alla street art che ha preso avvio nel 1981 con la presenza in città di Jean-Michel Basquiat per la sua personale alla galleria di Emilio Mazzoli ed è proseguita grazie alle attività di Icone, della Fondazione Giorgio De Mitri e delle gallerie Avia Pervia e D406. La Biblioteca civica d'arte Luigi Poletti inoltre vanta uno dei più importanti patrimoni a livello nazionale per quanto riguarda la documentazione di writing e street art.
La rassegna darà grande rilievo all’aspetto più controverso dell’arte di strada: gli “interventi non commissionati” nello spazio pubblico. Grazie a una forte presenza di materiale fotografico e video, lo spettatore verrà proiettato letteralmente nella realtà vissuta dagli artisti.
La mostra svelerà in che modo i writer si sono adattati alla società e al tempo: alcuni di essi hanno cercato di rinnovarsi nel linguaggio e nei codici, altri hanno trasferito l’esperienza di strada in una forma d'arte più classica destinata alle gallerie e agli spazi istituzionali, altri ancora hanno proseguito con ostinazione lo spirito originario dei pionieri newyorkesi.
Due sono le sezioni che compongono il percorso espositivo: nella prima, si darà conto dell’aspetto più strettamente documentario con foto, video e installazioni di Zelle Asphaltkultur, Moses & Taps™, BB'S, Fra32, Sauli Sirviö.
Di particolare interesse saranno Never going home, il filmato che racconta la vita randagia di Utah ed Ether, due jet setter del writing internazionale, durante un viaggio in Giappone, e una installazione video dal titolo Writers’ bench curata da Spraytrains.com.
Il materiale di documentazione riveste un’importanza fondamentale per costruire la storia degli interventi urbani non commissionati, effimeri per loro natura a causa dell'esposizione agli eventi atmosferici, delle cancellazioni effettuate dalle autorità e degli interventi di altri autori che modificano le opere già esistenti.
Il reperimento e lo studio di questi supporti, per lo più cartacei, è quindi uno strumento indispensabile per comprendere il percorso di artisti ormai affermati, che hanno iniziato il loro percorso scrivendo firme sui muri, così come è fondamentale per chiarire la differenza tra writing, street art e muralismo.
La seconda sezione proporrà lavori di Francesco Barbieri, Egs e PAL Crew (rappresentati da Cony, Horfee, Saeio) provenienti da collezioni pubbliche e private, e opere realizzate appositamente per la Palazzina dei Giardini da Olivier Kosta-Thefaine e da Matteo Ceretto Castigliano / CT.
Il titolo dell’esposizione richiama quello del romanzo di George Orwell 1984, pubblicato nel 1949, che rappresentava per i lettori dell’epoca la data di un inquietante e lontano futuro. “Oggi quella premonizione di controllo globale – afferma Pietro Rivasi – è diventata una realtà e il 1984 è ormai passato da 32 anni, gli stessi anni che ci separano dall’uscita di Subway art, il libro che più di ogni altra cosa è stato responsabile dell’esplosione del writingin Europa e nel mondo, e della mostra Arte di Frontiera, nella vicina Bologna, che ha portato in Italia, in un contesto istituzionale di rilievo, i più importanti writer newyorkesi dell’epoca”.