Opere su carta e su supporti inconsueti come i grandi disegni realizzati su teli da cantiere, commissionati da istituzioni pubbliche, fondazioni private - ma anche aziende come Ermenegildo Zegna e Kartell – sono testimoni di un percorso di ricerca incessante in cui le immagini sono sottoposte a infiniti processi di studio e variazione: fotocopiate, ricalcate, tracciate con forature, intessute o disegnate in oro.
Il titolo della mostra, Antipolvere, si riferisce non solo al materiale - il telo antipolvere da ponteggio utilizzato in diversi dei lavori esposti - ma anche alla modalità di guardare al passato senza giudicarlo “polveroso”, rivisitandolo e rinnovandolo in continuazione senza alcun senso di soggezione o distanza. Questo atteggiamento riguarda il concetto di immagine nel suo complesso, come afferma l’artista “viviamo in una specie di dittatura degli oggetti e di conseguenza delle immagini, e potrebbe sembrare che esse debbano solo essere consumate; invece possiamo tranquillamente entrare all’interno di esse, produrne di nuove e farle vivere diversamente, rendendole indipendenti dal passato ma anche da noi stessi”.
Tra le opere selezionate due inediti realizzati nel 2017 con i quali Stefano Arienti propone un'interpretazione personale in chiave contemporanea della tradizione artistica italiana. La prima è un'opera concepita per il Museo Civico di Asola, paese natale dell’artista, e presentata in anteprima a Modena: un dittico ispirato alle ante d'organo dipinte dal Romanino per la cattedrale cittadina. La seconda è un'opera dedicata espressamente a Modena e realizzata grazie alla collaborazione con la Galleria Estense: Arienti ha voluto confrontarsi con l'altarolo di El Greco, uno dei capolavori conservati nel museo modenese, rendendo così omaggio alla modernità del maestro tardo rinascimentale.
In mostra, tra le altre opere, anche progetti in cui il pubblico diventa protagonista del processo artistico, come i grandi libri delle firme, o è invitato a una fruizione attiva del'opera, come accade per "I nomi di Ciserano", un ambiente composto da tappeti tinti di nero e cuscini decorati a mano, e per i libri fotocopia, veri e propri strumenti di lavoro che diventano volumi d'artista a disposizione dei visitatori.
Una raccolta di diversi cicli di immagini verrà inoltre proiettata in un ambiente personalizzato in maniera originale dall'artista mentre nel chiostro di Palazzo Santa Margherita campeggerà “Carota selvatica”, un grande telo progettato nel 2012 per l'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, mai esposto in Italia, che diventerà parte della collezione permanente della Galleria Civica di Modena.