(Campagnola Emilia, 1886 – Magreta, 1960)
Figlio di un’importante famiglia di proprietari terrieri, Francesco Carbonieri acquista nel 1908 la prima macchina fotografica, che impara a utilizzare da autodidatta.
Da allora, per trent’anni, Carbonieri fotografa la vita quotidiana della propria famiglia: i viaggi all’estero, gli eventi mondani, i picnic con gli amici. Protagonisti di quasi tutte le immagini sono la bella e amata moglie Clementina Cionini, il figlio Luigi e l’entourage degli amici. Le fotografie di Carbonieri non mostrano solo la vita agiata nella belle époque, ma hanno anche la capacità di trasmettere l’atmosfera serena e gioviale che si respirava in quegli anni.
Complice di questo è l’utilizzo frequente di diapositive stereoscopiche a colori (autochrome) che rendono le fotografie tridimensionali e piene di vitalità. Lo sguardo di Carbonieri è assolutamente privato e le sue immagini sono destinate a una visione famigliare, ma questo non rappresenta un limite alla sua creatività. Al contrario, libero dai vincoli commerciali e dalle ricerche estetizzanti che condizionano la grande schiera dei fotoamatori, riesce a veicolare una freschezza rara.
Il 31 ottobre del 1938 Carbonieri viene arrestato e condannato al confino insieme al figlio per avere scritto, durante un soggiorno a Nizza, una lettera nella quale sono espressi giudizi negativi sulla politica estera italiana e sul duce. Dopo aver scontato poco più di un anno, nel 1939 riceve il proscioglimento per intercessione del prefetto di Modena.
Il confino e il conseguente isolamento da parte di parenti e amici, oltre alle difficoltà economiche, distruggono il mondo dorato nel quale Carbonieri è vissuto fino ad allora. Come segno tangibile di questo drastico cambiamento smette di fotografare, riponendo la camera oscura e tutte le fotografie nella soffitta di casa.