Il 13 settembre 2019, giorno di apertura della diciannovesima edizione del festivalfilosofia (in programma fino al 15 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo), Fondazione Modena Arti Visive inaugura una serie di mostre e iniziative che indagano il tema di questa edizione, persona, attraverso punti di vista differenti.
Sono molti i fronti su cui Fondazione Modena Arti Visive sta lavorando per raccogliere le eredità e unire in sé le diverse anime delle istituzioni che la compongono. Fra questi, la mostra allestita nella Sala Grande di Palazzo Santa Margherita (Corso Canalgrande 103) solo per i tre giorni del festivalfilosofia, dal 13 al 15 settembre, dal titolo Cantiere permanente. La messa in scena del sé. Dalle collezioni FMAV, curata da Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi. Si tratta di un’attenta opera di valorizzazione delle raccolte di fotografia, grafica e disegno del Comune di Modena – Galleria Civica, e delle collezioni di fotografia e video di Fondazione di Modena, oggi gestite da Fondazione Modena Arti Visive.
In quest’ottica, l’edizione 2019 del festivalfilosofia offre l’occasione per articolare un’esposizione attorno al tema Personache raccoglie una selezione di fotografie, video e opere su carta che riecheggiano alcuni dei numerosi spunti di riflessione offerti da questo concetto filosofico: la soggettività e la messa in scena del sé, che transita dal ritratto del volto alla maschera (etimo da cui ha origine la parola persona) passando per il linguaggio del corpo; il rapporto tra il singolo e la massa; la ricerca dell’identità e il confronto con la coesistenza nell’individuo di personalità doppie o multiple; la relazione con l’altro da sé come fonte di conoscenza. Tanto l’immagine video-fotografica che il disegno sono strumento talvolta di avvicinamento a una chiara definizione del reale, in altri casi di allontanamento da esso per esplorarne le contraddizioni.
La mostra raccoglie opere, tra fotografie, disegni, video, dalla prima metà del Novecento a oggi, di circa settanta autori quali Eugène Atget, Richard Avedon, Gabriele Basilico, Jonny Briggs, Roberto Cuoghi, Lucio Fontana, Samuel Fosso, Mimmo Jodice, Vettor Pisani, Enrico Prampolini, Thomas Ruff, Milica Tomic, Edward Weston.
Come sottolineano i curatori: “Nella figura stessa dell’artista, che da secoli viene identificata con il mito moderno del genio individuale, si tende oggi a vedere con più attenzione l’influenza dei processi collettivi e delle relazioni interpersonali, grazie agli studi delle scienze sociali e delle neuroscienze. Questo aspetto non manca di trovare un riflesso nelle opere in mostra e nella voluta incompiutezza dell’allestimento. Le collezioni come “opera aperta”, dunque: un “cantiere permanente” in cui le collezioni dovranno perennemente essere reinventate mediante format da sperimentare, moltiplicandone i significati e rinnovandone il valore”.
A partire dal 2020, a tale patrimonio e a tutte le altre collezioni gestite da Fondazione Modena Arti Visive saranno dedicate in modo permanente le sale di Palazzo Santa Margherita, al fine di sviluppare indagini storiche, critiche e tematiche che esplorino le potenzialità e gli interrogativi dei diversi linguaggi artistici.